Cari figli,
perdonateci.
Un giorno forse vi guarderete indietro, ci guarderete e penserete che i vostri genitori non hanno avuto nessun coraggio, e non hanno pensato al vostro bene, ma solo a conservare il più possibile le loro vite, sempre troppo incasinate, troppo difficili, troppo piene di qualunque impegno irrinunciabile.
Un giorno, quando avrete smesso di essere trascinati da noi sempre di corsa, sempre con “un bacio al volo che devo correre al lavoro”, con un “tirati su la mascherina che non può darti fastidio, pensa i dottori che la tengono tutto il giorno”, sempre con un “no adesso andiamo che devo ancora fare la spesa, passare a ritirare un pacco, portare una busta alla nonna, andare dall’estetista, mandare una mail, preparare la cena”; forse ci guarderete (se i nostri occhi non saranno fissi sul telefono) e vi faremo anche un po’ tenerezza e magari avrete voglia di rinnegare tutto quello che il nostro esempio vi ha insegnato, o anche tutto quello che non vi ha insegnato.
Lo spero, perché spero che possiate vivere una vita più piena di senso e più vuota di impegni, più piena di affetti concreti e più vuota di messaggi e cuoricini disegnati, che poi in fondo, ad una certa età, fanno anche un po’ ridere.
Forse un giorno vi guarderete indietro, ci guarderete e penserete: “ma come hanno fatto ad accettare tutto questo”? Ci accuserete di aver bruciato sull’altare del quieto vivere semplicemente tutto: ogni diritto, ogni pensiero critico, ogni dubbio, qualunque cosa. Tutto per portarvi a sciare, fotografare un sorriso di famiglia tra mille litigate e dimenticare quello che il nostro paese sta diventando.
Il nostro paese sta diventando un regno di follia, privo di logica, dove vale tutto e il contrario di tutto ma solo per gli obbedienti, nuova casta di questo assurdo mondo capovolto.
Forse un giorno a guardare i nostri video, le nostre stories, i nostri reel, proverete un pochino di rabbia, perché in fondo quelle stanze allestite a set fotografici, quel silenzio necessario perché mamma sta montando un video dove salta e all’improvviso cambia abbigliamento, e papà invece sta sistemando quello dove cucina velocissimo e proprio non riesce a trovare la musica giusta; vi hanno rubato qualcosa: forse tempo, forse attenzioni, forse la saggezza di un contatto con la realtà che sembra perso.
Forse un giorno proverete rabbia, perché vi abbiamo infilato nella confusione totale, in un mare di possibilità dove qualunque onda è quella giusta, dove le certezze non esistono, dove avere un’opinione e restare fermi è sbagliato, è giusto solo lasciarsi trasportare dal vento, non importa quanto forte soffi e su quale isola dimenticata da Dio può farti finire.
Ci chiederete se abbiamo delle convinzioni, dei valori irrinunciabili. Vi accorgerete che il nostro fluttuare fintamente liberi da un pensiero ad un altro, da un genere all’altro, da un amore all’altro, da una vita ad un’altra, è stato per voi fonte di confusione e disagio e quei punti fermi che avete cercato dappertutto non lo siamo stati. Ve ne accorgerete? Spero di sì, perché allora potrete scegliere di perdonarci e di non ripetere i nostri errori.
Vi abbiamo privati dell’aria pura, proprio come fanno le mascherine che vi facciamo tenere in viso anche quando camminate da soli, o quando giocate e correte senza sosta, così bravi a cercare il bello della vita che niente può fermarvi.
Vi stiamo dicendo che va bene passare dieci giorni chiusi nelle vostre camere anche quando state bene, perché forse all’improvviso potreste stare male; e in fondo c’è il computer, e whatsapp ,e gli amici è uguale toccarli o giocarci in multiplayer su Fortnite. Il dramma è che voi ci state credendo e noi stiamo elemosinando aiuti per mandarvi dallo psicologo perché non dovevate crederci!
Vi stiamo dicendo che la libertà delle persone è quella legata a come vivono la loro sessualità, come se gli esseri umani fossero identificati solo dal loro sesso, non dalla loro dignità, dalle loro passioni, dalle loro ferite e dalla loro anima, così sottile che sembra sparita, volata via.
Vi stiamo dicendo che la solidarietà (principio inderogabile citato nel secondo articolo della nostra Costituzione) si dimostra solo ai compagni che rivendicano il diritto di vestire come preferiscono, non ai compagni che sono costretti a restare a casa perché non vaccinati, o che sono costretti a non fare sport per lo stesso motivo.
Vi stiamo dicendo che le minoranze danno fastidio ed è giusto punirle non facendole partecipare alla vita sociale, non facendole entrare nei negozi, impedendo loro di lavorare, impedendo loro di esprimersi, di sollevare i loro dubbi, di essere ascoltate.
Vi stiamo dicendo che se non siete virologi non potete parlare di salute; se non siete metereologi non potete parlare di tempo, se non siete politici non potete parlare di politica; forse un giorno ci chiederete: e quindi di cosa possiamo parlare? Su cosa possiamo domandare? In che campo è lecito ragionare insieme?
Vi stiamo dicendo che il corpo è vostro e solo vostro e potete farne quello che volete: cambiarlo, pitturarlo, maltrattarlo, regalarlo, ucciderlo quando non vi piace più, quando diventa un peso per voi o per gli altri, ma quando si tratta di un vaccino il vostro corpo non vi appartiene più.
Vi stiamo insegnando che chi soffre si lascia solo, che la paura guida tutte le nostre azioni, che i nonni si accontentano di vedervi allo schermo, perché vuoi mettere un abbraccio con il rischio di attaccare loro un maledetto virus?
Vi stiamo dicendo che l’Italia è un paese dove se ti ammali al sud non puoi essere curato, anche se mamma Europa ci ha ricoperto di soldi che dovevano migliorare i nostri ospedali. Puoi solo sperare di arrivare in tempo al nord, ma a volte non ce la fai e pazienza, è andata male, se solo avessi avuto il vaccino!
Vi stiamo dicendo che sui luoghi di lavoro basta controllare il certificato di avvenuta vaccinazione contro il Covid – 19, non ha importanza se le impalcature sono a norma, se i macchinari sono sicuri, se gli operai sono al sicuro.
Vi stiamo dicendo che un ponte autostradale può crollare e distruggere 43 vite, perché i tecnici che dovevano occuparsi della sua manutenzione non l’hanno fatto, desiderosi di far risparmiare denaro ai gestori che si rammaricano di non aver chiesto subito “scusa”, un po’ come quando voi rompete un bicchiere o litigate con un amico e lo spingete troppo forte.
Vi stiamo dicendo non ci riguarda nulla, non ci riguarda il nostro vicino di casa, non ci riguarda la disperazione degli altri, non ci riguardano le ragioni dell’altro, non ci riguardano le richieste d’aiuto, le lacrime, le urla, le guerre, la povertà, le malattie, perché in fondo abbiamo già i nostri casini e non c’è spazio per nient altro e per nessun altro.
Vi stiamo dicendo che devi amare te stesso, prima di tutti, altrimenti non puoi amare nessun altro, non ci sfiora l’idea che il rapporto possa essere rovesciato, che proprio amando l’altro puoi amarti di più, perché amando l’altro sei più bello e lo specchio ti rimanderà la tua immagine felice e brillante, senza bisogno di filtri, shampoo, pilates.
Perdonateci perché vi stiamo dicendo una marea di falsità, e perdonateci perché forse in fondo non ci crediamo neppure, ma non sappiamo come tirarci fuori da questo groviglio intricato che ci occupa la vita.